06/10/2018 | ||
21.00 | ||
Teatro Verdi di Montecatini Terme | ||
Introduzione di Cesare Valentini Tosca di Giacomo Puccini Tosca rappresenta un momento centrale e significativo dell'opera di Giacomo Puccini. Da sempre interessato alla cultura francese, il grande lucchese lesse l'omonimo dramma di Victorien Sardou dopo averlo ricevuto nel 1896 dalle mani del collega Alberto Franchetti che, non sapendo come utilizzarlo, gli cedette i diritti del soggetto. L'idea, antica ed abusata, del “lui, lei e l'altro” assume già di per se' nuova luce nella versione del drammaturgo francese ma Puccini, autentico creatore di nuovi drammi da soggetti altrui, ne seppe modificare il contesto, dando rilevanza all'aspetto dell'amore incompiuto tra i protagonisti rendendo il libretto scevro da quegli orpelli che insistevano sull'amor di patria e sulla libertà e la ribellione verso l'usurpatore francese. In sostanza, nella versione pucciniana, la trama, non solo si poggia sul paradigma classico degli amanti e dell'antagonista, ma utilizza molti elementi della vicenda per creare un teatro moderno ed estremamente veloce nei momenti e negli aspetti secondari, in modo che essi non facciano venire meno l'attenzione sul fulcro amoroso della vicenda. Possiamo, per questo motivo, definire Tosca come il primo dramma “cinematografico” in cui le dissolvenze e le sovrapposizioni delle vicende e della musica rappresentano un unicum, almeno fino all'eta' moderna. Nella semplice vicenda di Floria Tosca, cantante, e di Mario Cavaradossi il suo amante pittore e rivoluzionario, si inseriscono le brame verso di lei del barone Scarpia, capo della polizia, che con banali pretesti e astuta cattiveria, fa arrestare il Cavaradossi per ottenere che Tosca si conceda a lui in cambio della liberazione del suo amato pittore. Ma Scarpia non farà' fucilare a salve Cavaradossi come aveva promesso e Tosca, pensando di aver ottenuto con l'accordo la possibilità' di fuggire uccidendolo, non può che constatare, dopo la fucilazione, la morte del suo Mario e, inseguita dalle guardie che nel frattempo avevano scoperto l'omicidio, si suicida buttandosi giù da Castel Sant'Angelo. Sullo sfondo l'amore impossibile, irraggiungibile ed ardente della cantante e del pittore. Tutto cosi' semplice e banale, al di la' dei mille particolari della vicenda inseriti da Sardou. Ma Puccini aveva intuito che gli elementi secondari potevano essere descritti in modo tale da non distogliere l'attenzione da quella che era la sua idea portante. Cosi' decise di usare le dissolvenze, cioè' alcune delle vicende si svolgono in contemporanea, come quando si assiste ad un film che narra momenti diversi perché' magari vengono in mente al protagonista o perché sia resa più chiara la trama allo spettatore. Nel primo atto si parla di Tosca che sta per finire la cantata ma fuori scena si ode la sua voce. E che dire della bellissima scena alla fine del primo atto dove il coro intona un “Te Deum” e Scarpia, presente nella chiesa, non curante del luogo sacro, pensa, e di conseguenza, canta, il suo ardore carnale verso Floria Tosca? Le musiche sono due e si fondono mirabilmente attraverso l'orchestrazione. Due musiche e due punti di vista di pensiero diversi e l'atto finisce quando Scarpia riprende la sua coscienza in mano rendendosi conto della sua distrazione profana di fronte al sacro cantando i versi: “Tosca, mi fai dimenticare Iddio!”. Molte sovrapposizioni avvengono anche nel secondo atto, perché' due sono i pensieri e due gli obiettivi, quello di Tosca e di Scarpia. E tutto si incrocia come nella realtà e nel cinema come nella scena in cui Cavaradossi, portato davanti a Scarpia, comprende che Tosca lo ha tradito rivelando il luogo in cui si nasconde Angelotti, il suo amico rivoluzionario bonapartista. Sullo sfondo dell'elemento storico, che si svolge nell'anno 1800, esattamente cento anni prima della premiere al teatro Costanzi di Roma, si snodano le vicende personali e amorose dei due amanti, come personaggi in bilico tra la passione e l'ineluttabilità della storia. Un'altra scena di grande effetto di dissolvenza e' quella in cui Tosca raggiunge il plotone di esecuzione e il focus impresso dal compositore si rivolge ai soldati, poi a Cavaradossi che canta il suo struggente addio e poi ancora Tosca che lo informa della fucilazione a salve mostrandogli il salvacondotto firmato da Scarpia e poi ancora la fucilazione. Momento nel quale con un ritmo di 2/4 stancamente rivelato, i soldati puntano le armi e Tosca commenta immaginando che la liberazione sarà vicina e ai colpi di fucile esclama: “Ecco un'artista”, pensando ad una concordata messa in scena. Prima di scoprire che Mario e' caduto sotto i colpi la musica sembra rivelare quanto e' accaduto. Diventa pesante, tragica e surreale sempre con lo stesso tema dell'attesa. La musica e' già a conoscenza di ciò che Tosca scoprirà da li' a poco, come una sorta di coscienza interiore della musica che aveva contraddistinto felici momenti del teatro verista, come nella famosa scena dell'annuncio della morte di compare Turiddu nella Cavaleria Rusticana di Mascagni. Con Tosca inizia il teatro lirico moderno, fatto di descrizioni a volte sommarie ed estremamente veloci e con una prospettiva in dissolvenza che si rivolge al fruitore e non descrive in senso meramente temporale ciò che prevede il libretto. L'opera e' anche un grande inno a Roma, i tre atti si svolgono in luoghi diversi e importanti della città, il primo a Sant'Andrea della Valle, il secondo a Palazzo Farnese, che per ironia della storia oggi ospita l'ambasciata francese, cioè i nemici di Scarpia, e il terzo in Castel Sant'Angelo che all'epoca era un carcere. Nella musica risuonano elementi melodici ed armonici che ci consegnano il sapore della città eterna vista da un grande uomo di teatro toscano, capace di concepire questo capolavoro e di intravedere il futuro. Opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa tratta dal dramma omonimo di Victorien Sardou. La prima rappresentazione fu al "Teatro Costanzi" di Roma il 14 Gennaio 1900. Trama L'azione si svolge nel 1800 a Roma in un clima di tensione in seguito agli avvenimenti rivoluzionari in Francia e alla caduta della prima Repubblica Romana. ATTO I 'Chiesa di Sant'Andrea della Valle Il prigioniero politico Cesare Angelotti, evaso da Castel Sant'Angelo, cerca rifugio nella chiesa, trova la chiave nel luogo convenuto ed entra nella cappella che appartiene alla sorella, la marchesa Attavanti. La donna è stata ritratta senza saperlo in un quadro del pittore Mario Cavaradossi il quale sta dipingendo una cappella della chiesa. Angelotti si nasconde all'apparire del sagrestano; costui borbottando mette in ordine gli attrezzi del pittore il quale giunge poco dopo per continuare il suo dipinto. Il sagrestano si congeda, allora Angelotti esce dal nascondiglio, riconosce in Cavaradossi un amico e gli racconta la sua avventurosa fuga. Il loro colloquio è interrotto dall'arrivo di Floria Tosca, la bella cantante amante del pittore. Di nuovo Angelotti si nasconde; Tosca, mentre espone a Mario il suo progetto amoroso per la sera, vede nella figura della Maddalena del dipinto la marchesa Attavanti, fa una scenata di gelosia al pittore che riesce a calmarla. All'uscita di Tosca il fuggitivo riappare e continua il dialogo con Mario che gli offre il suo aiuto. Cavaradossi e Angelotti lasciano la chiesa dove entra, alla ricerca dell'evaso, poco dopo Scarpia, capo della polizia papalina, sospettando di Mario bonapartista. Tosca torna alla chiesa per informare l'amato che la sera deve cantare a Palazzo Farnese per i festeggiamenti della vittoria dell'esercito austriaco su Napoleone a Marengo. Scarpia, che si è invaghito di Tosca, alimenta la gelosia della giovane; costei sospettando un incontro di Mario con la marchesa giura di ritrovarli mentre viene seguita dal poliziotto Spoletta per ordine del suo capo. ATTO II 'Palazzo Farnese' Scarpia, mentre cena in una sala di Palazzo Farnese, ode la voce di Tosca che esegue la cantata celebrativa; nel frattempo i poliziotti conducono in sua presenza Mario che, arrestato e interrogato, rifiutando di rivelare il nascondiglio di Angelotti, viene condotto in una stanza dove viene torturato. Sopraggiunta Tosca convocata da Scarpia, udendo i gemiti dell'amato, rivela il nascondiglio del fuggitivo: il pozzo della villa di Cavaradossi. Mario apprende del tradimento della giovane e si rifiuta di abbracciarla; in quel momento arriva il gendarme Sciarrone ad annunciare che Napoleone non ha subito una sconfitta, ma ha vinto a Marengo. Mario esulta ad alta voce e Scarpia lo condanna immediatamente a morte. Disperata, Tosca gli chiede di concedere la grazia a Mario. Scarpia la ricatta: se gli si concederà, potrà salvare Cavaradossi e lasciare Roma con lui. Viene interrotto da Spoletta il quale informa che Angelotti per evitare la cattura si è ucciso. Tosca promette di darsi a Scarpia in cambio della vita dell'amato, allora costui finge di dare ordini perché la fucilazione di Mario sia solo simulata con i fucili caricati a salve. Mentre quello compila il salvacondotto la giovane prende un coltello e lo uccide. ATTO III 'La piattaforma di Castel Sant'Angelo' È l'alba. Cavaradossi, in attesa di essere giustiziato, inizia a scrivere una lettera di addio che un carceriere, in cambio di un anello, dovrà consegnere a Tosca. La donna arriva e informa il giovane della fucilazione simulata; in realtà Scarpia l'ha ingannata: Mario viene fucilato veramente. Allora Tosca, disperata ed inseguita dagli sbirri che hanno scoperto il cadavere di Scarpia, si getta dagli spalti del castello. Brani celebri
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